"La rosa violata" di Giuseppe Briganti - Anno 2013
- manuelfigliolini
- 2 ott 2015
- Tempo di lettura: 2 min
"Erano le sette e dieci di lunedì mattina, dell'ultima settimana di luglio, Fernando Lellini, era nelle sue campagne, nella zona di Sovico Quarto a controllare la fioritura degli ulivi. Aggrottò la fronte, quando si accorse della sagoma di una persona stesa nell'erba bassa, a una sessantina di metri da lui. Man mano che si avvicinava, aguzzò ka vista e notò che si trattava del corpo di una donna, priva di sensi, completamente nudo e con il viso ferito".
Quando ho iniziato a leggere il libro di Briganti, l'ho fatto con un po' di remore. La prima dovuta dal titolo e la seconda dalla copertina. Ma quando l'ho finito questi miei limiti visivi si erano dissipati, perchè tutto è cornice della storia.
Nell'opera di Giuseppe Briganti ci sono 2 storie che s'intrecciano, s'incontrano e si scontrano. La prima è la storia d'amore tra Bo e Mariella, la seconda è l'omicidio di un uomo. Briganti ha corso sul filo del rasoio narrativo per quasi tutto il libro mantenendo alto il livello sia di "rosa" che di "giallo" ... ma chi ha detto che il "giallo" quando si scontra con il "rosa" dà origine al "noir"? Beh nessuno, ma questa è la sensazione che dà Giuseppe Briganti.

La provincia pugliese, i dialoghi in dialetto creano un'atmosfera provinciale dove invidie e gelosie, promesse mai fatte, regolano la vita delle persone. Il delitto, invece, rende la leggerezza provinciale pesante, incatenando tutti all'accaduto, perchè tutti sono stati coinvolti direttamente od indirettamente.
Giuseppe Briganti, con La Rosa Violata, conferma l'opinione comune che il male arriva ma poi sparisce, portando con sè tutti i suoi misfatti. La Rosa Violata, a libro chiuso, è un titolo azzeccato che contrappone la delicatezza della rosa e la pesantezza della violenza, due parti che Briganti ha evidenziato in tutto il libro.
Nei ringraziamenti, l'autore ringrazia Andrea Camilleri, suo maestro e suo spronatore, ed effettivamente Briganti onora il suo maestro. Un libro che si legge facilmente, costruito con la dovuta suspence per mantenere incollato il lettore. Ogni vicenda è un mondo, ed ogni mondo una pagina. I dialoghi in dialetto ricordano quella territorialità che sopperisce alla mancanza di descrizioni. Briganti potrebbe diventare, un giorno, più bravo del maestro.
Voto: 7
Edizioni: Arpeggio Libero
Anno: 2013
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