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"Il problema della cella n.13" di Jacques Futrelle - Anno 1905

  • Immagine del redattore: manuelfigliolini
    manuelfigliolini
  • 25 giu 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Questo più che un romanzo, è racconto lungo che vide la luce nel lontano 1905. Più che un giallo classico dove vi è un omicidio da risolvere, questo racconto è un esempio della capacità di ragionamento del protagonista, il professore Van Dusen, non a casa chiamato la “macchina pensante”.

La storia è semplice. Il professore Van Dusen e dei suoi amici durante una conversazione, decisero di scommettere sulla fragilità del sistema carcerario. Come? Van Dusen, “la macchina pensante, scommise con i suoi amici di poter essere rinchiuso in una cella e di poter evadere senza niente. Solo con l’aiuto di una semplice polvere dentifricia, un biglietto da cinque dollari e due da dieci dollari.

A complicare di più la situazione è Van Dusen che, uscendo di casa, dice alla sua domestica di preparare una cena per lui ed i suoi amici che avverrà dopo 3 giorni. Così ponendo un limite alla sua permanenza dentro la prigione.

Questo racconto mostra al lettore una capacità intuitiva e di ragionamento molto profonda, il professore Van Dusen è quello che possiamo definire un genio.

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Jacques Futrelle scrive con sapienza la cronistoria di quest’avventura che ha dell’assurdo, mantenendo il fiato del lettore sospeso fino alla spiegazione finale. In 60 pagine lo scrittore mette il protagonista in una condizione sfavorevole allo scopo della scommessa. Innanzitutto lo stesso Van Dusen chiede al direttore della prigione di non usufruire di un trattamento particolare dato che lui era un civile, non un prigioniero. Dall’altra parte delle sbarre Jacques Futrelle disegna un direttore carcerario che non ha la minima intenzione di aiutare la “macchina pensante”, anzi; per il direttore, l’augurarsi che l’impresa non riesca, non significa solo per lui una vittoria. Ma significherebbe, anche, che la teoria del professore Van Dusen sulla fragilità del sistema carcerario è completamente infondata.

E tutto il racconto rimane centrato su questi 2 opposti che si scontrano ma non si toccano, perché ognuno ha degli obiettivi differenti.

Se si pensa agli oggetti richiesti, al termine di 3 giorni ed al fatto che Van Dusen non conosce il carcere, resterete stupiti dell’escamotage organizzato per evadere. La teatralità finale e la spiegazione dell’evasione faranno sorridere per l’ovvietà.

Fermo restando che questo è uno dei migliori libri gialli di inizio secolo, vivamente da leggere per appassionati del genere.

Voto: 9

Collana: I Bassotti

Edizioni: Polillo Editore

Anno: 2002

 
 
 

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